L’AQUILA- “In questo momento
storico parlare di politica è certamente più facile che parlare alla politica.
Non parlarne, significherebbe togliere alle persone e alla gente la
possibilità
di sperare e di sognare. Sperare nel lavoro duro, assiduo e onesto e sognare un
futuro più consono alla dignità umana per l'oggi e per il domani”.
Lucia Pandolfi |
Lo afferma la presidente della commissione di
Vigilanza del Consiglio provinciale dell’Aquila, Lucia Pandolfi, commentando le ripercussioni politiche
dell’inchiesta giudiziaria “Do ut des” su tangenti e appalti nel post-sisma che
ha portato alle dimissioni del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente.
“Non parlare di politica significherebbe buttare
a mare la Carta costituzionale e con essa le persone che ne hanno fatta la
storia - ricorda la Pandolfi - Massimi (art. 2), Cattaneo (art. 5), Cavour
(art. 8) e ancora Massimi (art. 11) e così via non dimenticando mai che la
sovranità appartiene al popolo cioè a tutti noi”.
Per la presidente “tutti noi dobbiamo essere in
grado, pur in un momento di difficoltà di reagire, guardare ai fatti concreti
non badando alle chiacchiere o, peggio ancora, al chiacchiericcio a espressioni
pronunciate a metà e a frasi dette o non dette, dobbiamo, in una frase, agire
per il bene della nostra collettività così duramente colpita”.
“Inutile in questo momento addossare
responsabilità, a questo ci penserà spero la magistratura e, mi auguro, con la
maggiore celerità possibile - conclude - utile, viceversa, rimboccarsi le
maniche e agire, fare, operare e credere negli obiettivi che ci siamo prefissi:
la ricostruzione della città e dell'intero ‘cratere’ non solo delle case e dei
palazzi ma anche della vita stessa nella interezza”.
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