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giovedì 21 novembre 2013

I LADRI DEL TERREMOTO: ECCO LE RICHIESTE ASSURDE GIUNTE AL COMUNE. DUE STUDENTI VOGLIONO 20MILA EURO PER SCOPE, MOCI E PRESERVATIVI

Pubblichiamo di seguito un'inchiesta della collega dell' 'Editoriale' Alessandra Cococcetta. Un servizio che dimostra chi, perché e come il nome dell'Aquila viene infangato a causa di persone che sulle macerie del terremoto hanno pensato solo di lucrare a spese dello Stato e nostro. Non sono i furbetti, sono piuttosto i furboni, i lestofanti, i malandrini, gente disonesta e ladra che non merita rispetto. Ci auguriamo che i magistrati vadano fino in fondo. Tutta questa gente che ha presentato richieste di rimborso assurde (persino per i preservativi) e che ha chiesto e ottenuto soldi sulla pelle dei terremotati veri, va perseguita per truffa effettiva o tentata, falsità in atti reale o presunta, inganno e frode. Dai due studenti che vogliono 36 mila euro adducendo di aver perduto beni in una casa mobiliata e presa in affitto, al proprietario dell'immobile che lo ha venduto al Comune per 150.000 euro e poi è andato a ricomprarsi la casa in un'altra città (G.D.R.)


di ALESSANDRA COCOCCETTA*
Per poter chiedere il rimborso dei propri beni distrutti dal sisma, bisognava avere di certo la casa classificata “E”, e doveva essere l’abitazione principale adibita a dimora abituale, per poter accedere al contributo s’è scatenato chiunque, mogli e mariti insieme per la stessa casa, affittuari e proprietari, studenti e padroni di casa sempre per la stessa dimora, cercando a tutti i costi di ottenere quei 10mila euro garantiti dallo Stato.
Il massimo concedibile, per i beni della casa danneggiati, e sempre il massimo è stato chiesto.


VENDE LA CASA AL COMUNE, MA SE LA RICOMPRA ALTROVE

Una ventina di casi sono stati girati alla Procura della Repubblica, per uno di questi è in corso una causa perché il proprietario, alla data del sisma residente all’estero, non solo ha chiesto ed ottenuto 10mila euro per i danni dei beni, ma ha avuto anche 150mila euro per acquistare un’abitazione sostitutiva, l’ha comprata peraltro non all’Aquila, quando in quella casa in realtà vivevano degli studenti che a loro volta hanno chiesto il rimborso dei loro beni distrutti, per poco meno di 20mila euro ognuno. Due studenti, le cui richieste saranno presto sui tavoli della Procura della Repubblica, visto peraltro, che la gran parte degli alloggi sono ammobiliati.

20MILA EURO DI RISARCIMENTO PER SCOPE, MOCI, CARTA IGIENICA E PRESERVATIVI

Tra quelle richieste di risarcimento, ci sono scope e moci, carta igienica e preservativi, pochissimi libri da ricomprare, per rimborsi evidentemente gonfiati, mentre su quella stessa casa, il proprietario, che ha fatto ricorso al Tar, contro il Comune che nel frattempo vorrebbe fargli pignorare la casa comprata illegittimamente, ha incassato anche i 10mila euro “spettanti”. C’è un altro caso, dove i soldi pubblici ottenuti per acquistare un’abitazione sostitutiva non dovuta, sono stati restituiti, la magistratura ravvisando la buona fede, non ha perseguito l’illecito.

PRATICHE NON CONTROLLATE PER MANCANZA DI BANCHE DATI

Il guaio è che le pratiche per questi rimborsi, difficilmente sono state controllate incrociando i dati, perché le Banche dati non c’erano e perché è bastata un’autocertificazione, per dire allo Stato rimborsatemi 10mila euro, anzi, quasi 20mila, come quei due studenti. La scadenza per chiedere tali rimborsi era al 3 febbraio del 2010, nel frattempo il settore ha cercato di chiedere più informazioni possibili, con un modello di domanda pubblicato nel 2011, così da poter almeno controllare le utenze intestate e i consumi, ed è venuto fuori che anche la gente trasferita fuori da anni s’è precipitata all’Aquila per dimostrare il contrario, e perfino chi aveva già ottenuto i fondi per i traslochi ed il deposito dei beni, per quegli stessi beni aveva contemporaneamente avanzato la richiesta del rimborso. Tentativi di frode?

232 DOMANDE RESPINTE, 815 DEVONO ESSERE INGRATI E ATTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

Ad oggi il dato è che su 4.437 domande, 815 non sono state integrate e la domanda d’integrazione è stata chiesta dall’amministrazione nel 2011: sono furbi, sono incapaci, sono fuggiti, di che gente parliamo? Sarà comunque stabilito un nuovo termine entro il quale, bisognerà portare le integrazioni se no la pratica sarà chiusa, per 232 domande, sul totale delle 4.437, è stato avviato il diniego mentre per almeno 427 si sta quantificando l’esatto rimborso, una signora ha chiesto oltre 4mila euro per dieci tazzine, una valutazione fuori mercato che invece lo Stato, impone.

TROPPE DOMANDE SDENZA PEZZE D'APPOGGIO

Sono comunque troppe, le domande rispedite al mittente perché non hanno neanche le pezze d’appoggio o comunque le foto allegate, non dimostrano sempre chiaramente, la distruzione subìta, sembrando piuttosto di tutt’altra abitazione. Finora sono stati spesi 20milioni di euro, 11milioni sono stati chiesti in aggiunta, anche le pratiche degli studenti, una trentina, sono sospese, molte di più saranno anche tra quelle da integrare, ma nessuno ha mai integrato nulla, in qualche centinaio di casi è emerso il nero, già segnalato all’Agenzia delle Entrate, gli studenti fuori sede dovranno comunque dimostrare la dimora abituale all’Aquila, per accedere i rimborsi. Agli studenti aquilani, fuori sede in un’altra città, una sentenza del Tar ha riconosciuto nella loro città, la loro dimora abituale, per analogia, i colleghi fuori sede, non potranno dimostrare di averla nel capoluogo, è stato per questo chiesto un parere all’Avvocatura comunale, che probabilmente confermerà tale principio.

*giornalista dell'Editoriale

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