Giancarlo De Risio per 'AquilaTv Televisione Web'
Non ho avuto segnali ha detto Massimo Cialente la sera
drammatica delle dimissioni, nessuno mi ha detto di restare, mi sono ritrovato
solo e ho capito che dovevo lasciare. Non c’era con lui, nello studio affollato
della sede comunale, nessuno di
quelli che contano. Pure Stefania Pezzopane,
senatrice neorenziana, si è tenuta lontana da quella drammatica riunione. Lei
che con Cialente (e Giovanni Lolli) si era divisa battaglie importanti per la
città e il partito. Un’assenza eloquente, segno che
s’era rotto ormai l’antico sodalizio, una frattura del resto già consumata dai tempi delle primarie. Lei da una parte con Renzi, lui dall’altra sull’antica barricata, una scelta di coerenza che gli aveva fatto onore.
I soliti noti: Lolli, Pezzopane (sopra). De Matteis e Liris |
s’era rotto ormai l’antico sodalizio, una frattura del resto già consumata dai tempi delle primarie. Lei da una parte con Renzi, lui dall’altra sull’antica barricata, una scelta di coerenza che gli aveva fatto onore.
Ma soprattutto a Cialente non sono arrivati i
segnali che lui ha ritenuto sempre più importanti, i segnali dalla città,
quella città che lo aveva rieletto sindaco con una maggioranza indiscutibile.
Dov’erano finiti gli aquilani che lo avevano votato? I Comitati vocianti erano
in Piazza Duomo e gridavano ‘dimettiamolo’. Gli altri, tutti gli altri non erano
con lui, né potevano esserci, frastornati, delusi per quanto accaduto nelle
stanze del Palazzo all’indomani del sisma.
C’era stato un sondaggio di
Datamonitor, qualche mese fa, che aveva assegnato a Cialente il 58 per cento
del gradimento degli aquilani ponendolo ai massimi livelli tra i sindaci in Italia.
Che fine aveva fatto quel consenso?
Ecco, la vicenda delle tangenti del terremoto,
inqualificabile e indegna per una città che ha vissuto la tragedia di 309
persone rimaste sotto le macerie, questa storia assurda di raggiri e mazzette
ha finito per rompere in maniera irreparabile il legame tra il sindaco e la
città.
S’è detto e scritto a ragione che Cialente è stato forse
l’unico sindaco in Italia a uscire di scena senza aver avuto un avviso di
garanzia. Ma a travolgerlo è stata la responsabilità politica, l’aver lasciato
sia pure inconsapevolmente, che si tramasse alle sue spalle e alle spalle degli
aquilani. E quando poi se n’è reso conto, era ormai troppo tardi e nessun
sostegno gli è arrivato perché tutti erano contro di lui.
Ora ci aspettano le elezioni. Il 25 maggio è alle
porte e andremo alle urne con tre schede: per le europee, le regionali e le comunali.
I partiti sono mobilitati e già c’è stata qualche riunione come quella di
domenica dei gruppi di maggioranza. La richiesta che sale dalla città è di un rinnovamento
totale della classe dirigente, aria fresca, persone nuove e soprattutto non
compromesse. Ma a questa domanda come si risponde? Facendo circolare i soliti
nomi, a destra e a sinistra. E’ sconsolante. Sarebbe questa, ci chiediamo, la
voglia per rinnovarsi? La scelta di cambiamento per ricostruire la città
terremotata?
E’ sbalorditivo dover prendere atto di quanto tosta sia la faccia
dei nostri politici a ogni livello. Speriamo solo di sbagliarci, di aver capito
male, ma le premesse indicano il contrario.
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