GdR per LAquilaNews
“Cinquecentomila euro, che volete che siano”. Un’affermazione
infelice, un’esternazione imprudente, qualcosa più di una gaffe, insomma una
‘cialentata’
che ha mandato su tutte le furie il popolo della rete. Il sindaco se ne è
uscito con questa espressione parlando del giro di corruzione al centro dell’inchiesta
della magistratura aquilana sulle tangenti del
terremoto. Come dire che, a
volere stringere, si tratterebbe di poca roba a fronte del can can montato
attorno al Comune dell’Aquila da televisioni, giornali, siti di informazione,
blog e quant’altro. Per questo la gente ha reagito male e si è scatenata sulla
rete, com’era ovvio che fosse. Come “che sono 500.000 euro” sindaco Cialente? A
parte il fatto che non è lecito sottrarre nessuna cifra, anche piccola alla
cosa pubblica, come si fa a dire “cinquecentomila euro che sono?” quando tanti
cittadini non riescono arrivare a fine mese e molte aziende sono costrette al
fallimento per molto meno? Massimo Cialente nella bufera |
Siamo convinti che Cialente non abbia ben ponderato
quelle parole, che in fondo non le pensi, o che volesse dire altro. Come siamo
certi che la sindrome d’accerchiamento, il vedersi suo malgrado al centro di
una vicenda che lo ha sconvolto e che mette in pericolo la stessa ricostruzione,
il sentirsi ‘tradito’ e ‘abbandonato’ gli abbia fatto perdere il senso delle
proporzioni. Ora al sindaco resta una sola scelta, oltre a quella di chiedere
scusa agli aquilani: fare pulizia, cambiare dirigenti, funzionari, anche
impiegati laddove serve, ridare slancio alla ‘macchina’ del Comune per evitare
che si fermi del tutto.
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