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sabato 11 gennaio 2014

CIALENTE SI E' DIMESSO. "HO PERSO IO HANNO VINTO GLI ALTRI". MA E' IL PD CHE HA DECISO DI MOLLARLO. ORA PROBABILI ELEZIONI A MAGGIO

Giancarlo De Risio per 'AquilaTv Televisione Web'

Massimo Cialente ha giocato d’anticipo e non ha aspettato lunedì per andarsene. Si è dimesso questo pomeriggio, comunicando la sua decisione durante un’affollata
Massimo Cialente: "Me ne vado, ho perso"
conferenza stampa convocata in fretta e furia nella sala della giunta a Villa Gioia. “Ho perso io- ha detto con una punta di amarezza ai giornalisti- hanno vinto gli altri, quelli che non mi volevano più. Dunque non resto. Non voglio essere d’intralcio alla ricostruzione di questa città”.
Gli altri non sarebbero tanto i politici d’opposizione quanto i “i poteri forti, i poteri occulti” che si sarebbero messi di traverso all’azione del Comune. Cialente ha accennato alla déregulation che esisterebbe nella ricostruzione privata e alla volontà di mettervi ordine. E questo avrebbe dato fastidio a molti e decretato di fatto la sua fine.

Dunque le tangenti del terremoto sì, ma fino a un certo punto, perché la vera spina nel fianco del sindaco sarebbe stato il Governo “che non vuol dare più soldi all’Aquila” e lo stesso ministro Trigilia che “fa incontri con l’Università alle spalle del Comune e che ci esclude da progetti di ricostruzione rilevanti”. 

Il sindaco ha addotto, dunque altre motivazioni prevalenti, non le tangenti, dopo aver premesso che la “Magistratura deve andare fino in fondo e i colpevoli, se ci sono, devono essere puniti”. Non ha voluto ammettere, insomma, di avere un’innegabile responsabilità politica nella vicenda delle tangenti del terremoto almeno per quanto riguarda le persone di cui si è circondato.


Ma quel che deve aver convinto Cialente alle dimissioni, è stato l’assordante silenzio del Governo e dei vertici del Pd a livello regionale e nazionale. Lui stesso ha dovuto ammettere di non aver ricevuto, nelle ultime ore, i segnali che aspettava. Non dalla città che di fatto è stata chiamata a raccolta dai Comitati con lo slogan ‘#dimettiamolo’, non dal Pd che da tempo lo ha mollato. 

A far decidere il sindaco a lasciare, sono stati inoltre gli attacchi alla sua persona e alla sua famiglia. “Un segnale- ha detto- che è stato un salto di qualità in tutta questa vicenda. E’ chiaro il tentativo di coinvolgermi per indurmi a lasciare. Perciò me ne vado”. Con ogni probabilità torneremo a votare a maggio com’è giusto che sia.

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