Giancarlo De Risio per 'AquilaTv Televisione Web'
Massimo Cialente ha giocato d’anticipo e non ha
aspettato lunedì per andarsene. Si è dimesso questo pomeriggio, comunicando la
sua decisione durante un’affollata
conferenza stampa convocata in fretta e
furia nella sala della giunta a Villa Gioia. “Ho perso io- ha detto con una punta
di amarezza ai giornalisti- hanno vinto gli altri, quelli che non mi volevano
più. Dunque non resto. Non voglio essere d’intralcio alla ricostruzione di
questa città”.
Gli altri non sarebbero tanto i politici d’opposizione quanto i “i
poteri forti, i poteri occulti” che si sarebbero messi di traverso all’azione
del Comune. Cialente ha accennato alla déregulation che esisterebbe nella
ricostruzione privata e alla volontà di mettervi ordine. E questo avrebbe dato
fastidio a molti e decretato di fatto la sua fine.Massimo Cialente: "Me ne vado, ho perso" |
Dunque le tangenti del terremoto sì, ma fino a un
certo punto, perché la vera spina nel fianco del sindaco sarebbe stato il
Governo “che non vuol dare più soldi all’Aquila” e lo stesso ministro Trigilia
che “fa incontri con l’Università alle spalle del Comune e che ci esclude da
progetti di ricostruzione rilevanti”.
Il sindaco ha addotto, dunque altre
motivazioni prevalenti, non le tangenti, dopo aver premesso che la “Magistratura
deve andare fino in fondo e i colpevoli, se ci sono, devono essere puniti”. Non
ha voluto ammettere, insomma, di avere un’innegabile responsabilità politica
nella vicenda delle tangenti del terremoto almeno per quanto riguarda le
persone di cui si è circondato.
Ma quel che deve aver convinto Cialente alle
dimissioni, è stato l’assordante silenzio del Governo e dei vertici del Pd a
livello regionale e nazionale. Lui stesso ha dovuto ammettere di non aver ricevuto,
nelle ultime ore, i segnali che aspettava. Non dalla città che di fatto è stata
chiamata a raccolta dai Comitati con lo slogan ‘#dimettiamolo’, non dal Pd che da
tempo lo ha mollato.
A far decidere il sindaco a lasciare, sono stati inoltre
gli attacchi alla sua persona e alla sua famiglia. “Un segnale- ha detto- che è
stato un salto di qualità in tutta questa vicenda. E’ chiaro il tentativo di
coinvolgermi per indurmi a lasciare. Perciò me ne vado”. Con ogni probabilità
torneremo a votare a maggio com’è giusto che sia.
Nessun commento:
Posta un commento