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martedì 1 ottobre 2013

CON GLI ULTIMI MINATORI A MARCINELLE A 60 ANNI DALLA TRAGEDIA


di GOFFREDO PALMERINI
MARCINELLE (Belgio) – La voce gli si secca in gola, a Sergio Aliboni, all’ingresso del cimitero di Marcinelle, quando gli occhi s’inumidiscono. “Ho sentito le vostre voci e mi sono commosso. Io lavoravo alla taglia con gli abruzzesi. Grazie per essere venuti, questa è casa
Boi du Cazier, la miniera maledetta
vostra”. Con queste parole, vestito con una tuta consunta da minatore, alla guida d’un picchetto di 12 anziani colleghi minatori, in divisa da lavoro e lanterne, il presidente dell’AMCW -
l’associazione dei minatori - ha accolto i delegati delle comunità abruzzesi all’estero e gli altri membri del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), convenuti a Charleroi per la loro assemblea plenaria, dal 27 al 29 settembre.

BOIS DU CAZIER, LA MINIERA MALEDETTA

Un’intera giornata di lavori è programmata il 28 a Marcinelle, all’interno di Bois du Cazier, la miniera maledetta dove alle 8 e 10 dell’8 agosto 1956 scoppiò l’inferno, con l’incendio
sviluppato innescato dal cavo elettrico e dall’olio fuoriuscito dal tubo dell’elevatore, tranciati da un carrello. Nella tragedia perirono 262 minatori, 136 italiani, solo 13 i superstiti di quel turno di lavoro. Ora, la delegazione abruzzese è venuto a rendere omaggio alle vittime, ad incontrare i loro compagni di lavoro, a visitare la miniera, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

AL MEMORIALE CON UN CUSCINO DI FIORI

Al cancello del cimitero i minatori si schierano in due file. I consiglieri della Regione Abruzzo Franco Caramanico, Riccardo Chiavaroli, Emilio Nasuti, Antonio Prospero, Berardo Rabbuffo, il vice presidente del CRAM Franco Santellocco e il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca, muovono verso il memoriale, vi depongono un cuscino di fiori, vi sostano  chini per alcuni minuti.
Il castello di Monceau
Poi, il mesto corteo lascia il memoriale e guadagna lentamente l’uscita del cimitero. I minatori chiedono da dove provengano questi abruzzesi.  Parlo con uno di loro, Luigi Andreatta. Partì per Marcinelle nel 1955 da Baselga di Piné, paesino in provincia di Trento, aveva 19 anni. “Mi rimane poco da vivere – mi dice – ho il 100% di silicosi, entro ed esco dall’ospedale, ogni tanto mi lascia respirare, come oggi per essere qui con voi.

ALIBONI: “NON FARE AGLI IMMIGRATI CIO’ CHE FU FATTO A NOI”

 “Se posso dire una cosa agli italiani – dice Aliboni – dico loro di non fare agli immigrati quel che fu fatto a noi. Il pane che guadagnavamo aveva sette croste. Sogno di far venire Papa Francesco in questo luogo simbolo dell’emigrazione, egli figlio di un emigrato”. Entriamo nella miniera. Il primo luogo di questa via crucis è la stanza del Memorial. Le foto di tutte le vittime, con le loro generalità, pendono dal soffitto, mentre la voce in sottofondo chiama uno alla volta i nomi e la loro provenienza. Mi ricorda, questa atmosfera e questo rito, la visita al memoriale dei bimbi dell’immane Olocausto, allo Yad Vashem di Gerusalemme.

CINQUE VITTIME, TUTTE DELLA STESSA FAMIGLIA

Mi avvicino a leggere i nomi. Mi fermo davanti alle foto di cinque vittime, erano tutti della stessa famiglia, di Manoppello: Iezzi Camillo, Rocco, Donato, Vincenzo, Orlando. Vedo Rita Blasioli, delegata del Brasile nel CRAM, che si asciuga le lacrime. Lei è di Manoppello, da dove provenivano 23 delle vittime abruzzesi, le altre da Lettomanoppello (6), da Farindola (6), da Turrivalignani (9), da Roccascalegna (6), da Castel del Monte (2), e con una vittima, da Alanno, Elice, Rosciano, Casoli, Castevecchio Subequo, Sant’Eusanio del
Il sacrario delle vittime
Sangro, Ovindoli
e Isola del Gran Sasso. Le altre vittime italiane provenivano dalla Calabria (4), Campania (2), Emilia Romagna (5), Friuli Venezia Giulia (7), Marche (12), Lombardia (3), Molise (7), Puglia (22), Sicilia (5), Toscana (3), Veneto (5) e Trentino (1). Al processo che seguì, l’unico condannato, in appello, fu il direttore dei lavori. Nel locale delle testimonianze sono apposte le targhe commemorative, da tutta Europa. Viene scoperta, con una sobria cerimonia, la targa del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo a ricordo della giornata del 28 settembre 2013, vissuta per intero all’interno della miniera in segno rispettoso ricordo di quella grande tragedia.

I LAVORI DEL CRAM

I lavori del CRAM, dopo la prima giornata vissuta a Bruxelles, con la visita al Parlamento europeo e con l’inizio dell’assemblea plenaria nella sede della Regione Abruzzo in Avenue Louise 210, riprendono nell’Auditorium della miniera, ricavato nell’ex fabbricato motori dove ora ha sede il Museo. Una giornata di lavori, permeata dalle emozioni della mattinata, nella quale intervengono tutti i componenti del CRAM: consiglieri regionali, delegati provenienti dall’Argentina, Australia, Algeria, Belgio, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Canada, Stati Uniti, Lussemburgo, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Sud Africa, Italia (delegato delle associazioni abruzzesi fuori regione) e del rappresentante dell’Osservatorio regionale dell’emigrazione, chi scrive. Ciascuno riferisce sulle attività svolte, sui progetti da realizzare, sul contributo reso alla terra d’origine rappresentandone al meglio il volto all’estero..

Di questo aspetto, riguardante il bilancio del settore emigrazione, si parla nella terza giornata di lavori, che si tiene al Castello di Monceau, immerso in un magnifico parco verde. Il CRAM propone un budget di 700 mila euro per poter dar corso alle politiche dell’emigrazione, con forte riverbero positivo sulla regione nella promozione dei prodotti dell’enogastronomia, del patrimonio artistico ed ambientale, nella valorizzazione all’estero delle eccellenze dell’Abruzzo.

PROSSSIMA RIUNIONE A MONTEVIDEO

L’assemblea plenaria del CRAM decide infine di tenere la riunione del 2014 a Montevideo, in Uruguay, accogliendo l’invito della comunità abruzzese, più volte avanzato negli anni da Mario Lannutti Bonanni, componente del CRAM. Quindi si conclude, accogliendo con un fragoroso applauso la notizia che la città capoluogo d’Abruzzo, L’Aquila, è stata scelta dall’ANA per  l’ Adunata Nazionale Alpini del 2015. Infine,  con una mozione approvata all’unanimità, il Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo esprime la più viva adesione morale delle comunità abruzzesi nei cinque continenti alla Candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019.


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