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venerdì 31 gennaio 2014

"IL FURTO AL SANTUARIO DELLA JENCA INTERESSAVA CERTO QUALCUNO, ARDUO PENSARE CHE I LADRI ABBIANO GETTATA VIA LA RELIQUIA PERCHE' LA CREDEVANO SENZA VALORE"

 di MARIA TROZZI
untitledTre al mondo e due girano l’Italia. Una delle reliquie gemelle è stata già rubata meno di due anni fa, in treno, ma venne subito recuperata. Difficile credere allora che lareliquia ex sanguine di papa Giovanni Paolo II, sottratta a San Pietro della Ienca, in provincia di L’Aquila, non possa interessare qualcuno e sia stata buttata perché ritenuta senza valore. Arduo accettare la versione dei tre giovani che pur avendo confessato il furto sacrilego non ricordano dove abbiano gettato la sacra garza, imbevuta di sangue. Faticoso invece
pensare che, se quello è il sangue versato nell’attentato subito dal pontefice a piazza San Pietro nel 1981, allora è merce rara che scotta e che si rimuove solo a conti fatti!
Quello della scorsa fine settimana, nel santuario alle falde del Gran Sasso, sarebbe il secondo furto al mondo mirato verso uno oggetto tanto sacro e davvero così particolare. Una reliquia gemella di San Pietro della Ienca è stata sottratta, una prima volta, il 28 agosto del 2012, ma l’episodio passò sotto silenzio perché, in poche ore, la Polizia ferroviaria di Roma riuscì a recuperare la refurtiva in un canneto, vicino alla linea ferroviaria Roma-Civitavecchia, nei pressi di Cerveteri. La vicenda  va ricordata se l’intenzione è di accantonare l’ipotesi del furto su commissione e si vuole credere alle confessioni dei probabili autori del furto sacrilego: un 24enne, un 25enne e un 18enne, forse tossicodipendenti, due italiani e uno di origine colombiane, adottato da una famiglia italiana.

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