“Con le
ordinanze di sgombero dei 25 manufatti provvisori costruiti dopo il terremoto
del 6 aprile 2009 in zone a rischio idrogeologico, il Comune dell’Aquila dà
addosso solo a quelle famiglie terremotate, ma nelle zone P3 e P4 ci sono anche
tante altre attività, commerciali e industriali: l’amministrazione usa due pesi
e due misure”.
Questa l’accusa lanciata da Lucio De Bernardinis, presidente
dell’associazione “Il cratere che resiste”, dopo la diffusione della notizia
dell’atto che ordina lo
sgombero immediato per 25 proprietari che si
ritroveranno nuovamente senza casa dopo 4 anni e mezzo, firmato nei giorni
scorsi dal sindaco del capoluogo, Massimo
Cialente.
L’associazione è nata nell’aprile del
2011 con l’obiettivo di diventare un interlocutore autorevole della governance
della ricostruzione e ha raccolto rapidamente quasi 2 mila iscritti. Ha
lanciato una campagna di ascolto delle richieste e lamentele dei cittadini, per
poi unificare le problematiche e le possibili soluzioni con un lavoro di
sintesi da parte di tecnici ed esperti.
“Ll’ordinanza di sgombero può essere impiegata
solo a fronte di un imminente pericolo - sottolinea De Bernardinis - Forse c’è
qualche esondazione in arrivo di cui la cittadinanza non è informata, visto lo
strumento usato? Sarebbe gravissimo”.
Il presidente del “Cratere” ricorda
poi che “nei mesi scorsi il Consiglio comunale ha approvato un cambio di
destinazione d’uso a un fabbricato in zona P3, nel nucleo industriale di Pile -
in riferimento alla discoteca Be One - Però oggi decide di dare addosso solo ai
25, gli unici che hanno costruito ‘denunciandosi’ in base alla delibera
consiliare numero 58, quella che ha generato il problema”.
Per De Bernardinis “non bisogna
colpire nuovamente i terremotati, ma cambiare il punto di osservazione e di
partenza: servono provvedimenti preventivi per far sì che i cittadini si
rimettano in sicurezza e poi si dovrà mettere mano all’urbanizzazione
complessiva”.
“Anche perché - conclude - la sentenza
numero 137 del 2013 del Tribunale superiore delle Acque pubbliche, oltre a
mettere una pietra tombale sul progetto di vasche di espansione per la messa in
sicurezza dell’Aterno, dà anche indicazioni su come intervenire, allargando e
rinforzando gli argini, con una spesa che sarebbe un decimo di quanto previsto,
6 milioni di euro contro 60”.
L’associazione può essere contattata
attraverso le pagine web del sito www.ilcraterecheresiste.it o chiamando il
numero 3394738502.
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