L'atterraggio dei camosci |
L’AQUILA-
Majella-Sirente
con biglietto di sola andata, con punto 'atterraggio Mandra Murata, località
di rilascio dei primi due camosci del progetto “Life Coornata” finanziato
dall’Unione Europea. Qui, a 1.800 metri d'altezza, sotto l'occhio vigile del
personale dell'area protetta, Eva e Lucy, in arrivo dal Parco Nazionale della
Majella a bordo di un elicottero, segnano la concretizzazione del progetto che
vede i parchi centro appenninici fare gioco di squadra per ampliare la
popolazione di camosci appenninici nel cuore della Regione verde d'Europa. Ora
in quella splendida area impervia montana, tutelata dal Parco per la buona
riuscita del progetto, i due esemplari saliti verso la cima del monte,
attendono gli altri compagni di viaggio per formare la nuova popolazione di
camoscio sul Sirente.
"OTTIMI RISULTATI DALLA COLLABORAZIONE DELLE AREE PROTETTE"
“La strada della collaborazione tra aree protette imboccata nell'ultimo
periodo”, afferma il presidente del Sirente Velino, Simone Angelosante, “è
foriera di ottimi risultati, sia in termini di promozione e tutela del territorio che di conservazione e sviluppo della bio-diversità e salvaguardia delle
attività produttive delle comunità locali. La reintroduzione del camoscio sul
Sirente è stata possibile grazie alla completa disponibilità e collaborazione
dei parchi della Majella e del Gran Sasso”.
L'obiettivo dei vertici dell'area protetta regionale in perfetta
sintonia con i Parchi nazionali della Majella e del Gran Sasso, dove nei
prossimi giorni continueranno le operazioni di cattura di esemplari femmine da
trasferire sul Sirente, mentre i maschi saranno prelevati nelle aree
faunistiche, comunque, è di arrivare a reintrodurre una popolazione di almeno
una trentina di capi per garantire
un'esistenza a lungo termine.
"OBIETTIVO MINIMO DA RAGGIUNGERE"
“Questo è l'obiettivo minimo da raggiungere”, aggiunge il direttore del
parco, Oremo Di Nino, “perché la reintroduzione sia coronata da successo. Dopo
vent'anni siamo finalmente vicini a centrare l'obiettivo per eliminare quel
buco nella catena degli Appennini e dare il nostro contributo alla salvaguardia
di una specie faunistica di altissima valenza tra le più rare in Italia. Il
gioco di squadra e lo straordinario impegno del personale interno ed esterno
del Parco insieme agli operatori e i vertici delle aree protette della Majella
e del Gran Sasso sono stati vincenti”. L’operazione è realizzata in
collaborazione con i Comuni di Celano, Ovindoli, Gagliano Aterno, Rocca di Mezzo, Secinaro,
l’amministrazione separata dei beni civici di Rovere e il Corpo Forestale dello
Stato.
NECESSARIA LA COLLABORAZIONE DEI COMUNI
Il Parco, per salvaguardare gli animali reintrodotti ha istituito,
d’accordo con i Comuni ed in collaborazione al CFS, un’area specifica di tutela
del camoscio appenninico. Sono inoltre in corso
iniziative mirate a favorire le attività produttive e le esigenze delle
popolazioni residenti e la realizzazione di interventi antiparassitari e
vaccinali gratuiti sul bestiame. Gli animali
domestici, infatti, possono essere portatori di malattie trasmissibili al
camoscio, soprattutto i nuclei in fase di colonizzazione di nuovi territori. Il camoscio appenninico classificato come
“vulnerabile”, costituisce un'entità faunistiche molto rara, specie prioritaria
nella Direttiva Habitat 92/43/CEE e in altri regolamenti comunitari. Attuale il numero complessivo di esemplari è stimato in circa
1500.
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