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lunedì 30 dicembre 2013

CIALENTE (AL SOLITO) VEDE NERO E RIMPIANGE L'AMICO BARCA: "SE MANGANI SE NE VA PER NOI AQUILANI SARA' UN DIASTRO (SPERIAMO DI NO)"

Romana Scopano per "Il Centro"
L’AQUILA. «Il 2013 si chiude con la città sempre più abbandonata». Il sindaco Massimo Cialente ha ancora nelle orecchie le parole del capo gabinetto del
Macerie a Palazzo Margherita
ministro
 Bray, che gli annuncia l'immediato trasferimento in Campania del direttore regionale dei Beni culturali Fabrizio Magani, nominato vice direttore vicario del «Grande Progetto Pompei». L’intervista inizia con il commento a «una brutta notizia».
Lo spostamento di Magani, diventerà effettivo dal primo gennaio e al suo posto arriverà un direttore ad interim, da Molise o Puglia. Cosa significa per L’Aquila?
«Una mazzata per la ricostruzione visto che comporterà sicuramente il blocco, per almeno sei mesi, dei cantieri aperti negli edifici storici e di pregio, come il Teatro comunale. Va a finire che tra qualche anno Magani sarà rimandato qui, perché saremo diventati la seconda Pompei».
Sindaco Cialente, guardando al 2013, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
«Il 2013 è stato un anno contraddittorio, sul fronte della ricostruzione. Siamo partiti pieni di speranze, con l'allora ministro Fabrizio Barca che il 21 marzo sottoscrive il cronoprogramma degli interventi approvato dal consiglio comunale e ci rassicura sul futuro. Con la fase commissariale ormai alle spalle, la macchina comincia a funzionare, partono i progetti e se ne approvano per 100 milioni al mese. Per inciso, tra il Comune e l'ufficio speciale per la ricostruzione, abbiamo ora progetti per 800 milioni da finanziare. Poi, con l'ingresso del governo delle larghe intese, salta
Letta nel mirino di Cialente
l'accordo con Monti, che prevedeva un miliardo per L'Aquila, e sono costretto a spedire la fascia a Napolitano. Riottengo un miliardo e due, ma diluito in sei anni, e siamo ancora in attesa dei fondi Fas dall'Europa promessi da Enrico Letta. Adesso del bicchiere si vede il fondo: siamo abbandonati. Il ministro per la ricostruzione Trigilia non solo non ci segue, ma il suo ministero fa saltare i nostri emendamenti. Il colpo di grazia è di queste ore: il direttore Magani dal primo gennaio è in Campania e noi siamo lasciati in balìa di un direttore ad interim. Un disastro. Tra l'altro, siamo in una situazione particolarmente delicata, con le inchieste sugli appalti in corso che toccano anche il patrimonio artistico».
A proposito di inchieste, la storia delle intercettazioni che coinvolgono ex amministratori non getta ombre sulla credibilità dell'intero processo di ricostruzione?
«Nelle intercettazioni in questione non c'è niente di penale e sono state fatte uscire ad arte nel momento in cui, con la normativa sulle aree a vincolo decaduto, siamo andati a toccare interessi consolidati. Siamo arrivati alle minacce anche in consiglio comunale. Ebbene, chi ha prove di malaffare, vada alla Procura della Repubblica. Faccia come me, che vado spesso a farmi una chiacchierata con il procuratore, anche su atti che riguardano il Comune. Con l'aria che tira, se ci sono o si avviano indagini è un fatto positivo. E se dovessi incapparci anch'io, vorrà dire che ho sbagliato».
Gli aquilani e il lavoro: ancora un anno da bollettino di guerra.
«Il problema dell'occupazione è enorme. Nella nostra città colpisce tutti i ceti sociali. Le fasce di povertà aumentano in maniera spaventosa. Manderemo via l'Esercito dalla zona rossa perché quei soldi ci servono per le famiglie in difficoltà. Non ci sono neanche le case. L'Ater annuncia lavori, dopo cinque anni, solo per poche palazzine. Il Comune, intanto, deve fare un bando per gli alloggi popolari.
Ma nelle frazioni ci sono gli aggregati da riparare e gli inquilini delle case A dovranno lasciare le loro abitazioni. Dove li mettiamo? Abbiamo ancora 110 Map sotto sequestro. E poi c'è una vicenda poco nota, ma gravissima, di cui ho informato il governo, ma senza risposte: sono sempre di più le ditte impegnate nella ricostruzione che falliscono e per andare via chiedono all'impresa che subentra il 20% della commessa. Bisognerebbe accelerare il rilancio economico e produttivo, ma i 100 milioni destinati all'Aquila sono stati fermi un anno. E ancora: sul Gran Sasso Invitalia perde tempo e il ministro Zanonato sta con le braccia conserte».
Se la città è stata abbandonata dall'attuale governo, a chi andrà a bussare nel 2014?
«Purtroppo il governo Letta è stato più deludente dei precedenti Monti e Berlusconi, con i quali c'era più rispetto istituzionale e si poteva dialogare. Ora ci danno solo dei contentini per salvare la faccia. Ho già chiesto un incontro col premier e aspetto di parlare con Matteo Renzi, che dovrebbe venire presto all'Aquila. Se non si trova un accordo con il governo si riparte con la mobilitazione. Sperando che la Regione smetta di fare la matrigna e che anche il centrodestra stia dalla parte nostra ».

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